SECONDO DANILO GELSOMINO, IL VOUCHER NON E’ LA RISPOSTA CHE SERVE
ALLA RIFORMA DEL SETTORE. IL GOVERNO REGIONALE SBAGLIA A NON EROGARE IL
CENTO PER CENTO DEI FINANZIAMENTI PER LA VOCE ‘PERSONALE’, SPESA CERTA,
NOTA E CERTIFICABILE EX ANTE
Scendono in piazza i lavoratori della Formazione professionale, con
un nuovo sit-in davanti Palazzo d’Orleans, sede del Governo della
Sicilia.
Negli ultimi tempi è successo tante, troppe volte, ed il rischio è che diventi
una normalità. Ed invece, è il chiaro segnale di un dramma che vivono
migliaia di famiglie intrappolate nelle grinfie di un Governo regionale
che non ha il coraggio di assumere decisioni. Un esecutivo regionale che
ha trascinato sindacati, enti formativi e lavoratori fino alla scadenza
del 25 maggio prossimo tenendo accesa l’attenzione sul problema del
lavoro ma senza decidere alcunché.
Appare sempre più un’operazione elettorale e non la coscienziosa
maniera di addivenire ad una soluzione. Ci sono gli ex sportellisti,
circa mille e 800 senza lavoro e oltre tre mila lavoratori degli
Interventi formativi che a giugno potrebbero ritrovarsi senza lavoro. E
poi ci sono circa due mila lavoratori già licenziati o sospesi a vario
titolo che attendono, da oltre diciotto mesi, di essere ricollocati al
Ciapi attraverso il progetto Prometeo. Non è un caso che l’ente
strumentale della Regione siciliana abbia calendarizzato i colloqui per
l’assunzione a tempo determinato per sette mesi nella settimana delle
elezioni. Tutto in perfetto stile elettorale. Se questa è rivoluzione!
Lasciamo la parola ad un lavoratore, impegnato anche in problematiche sindacali, Danilo Gelsomino, che abbiamo intervistato sulle criticità che soffocano il settore della Formazione professionale.
La formazione professionale è di nuovo in piazza, perché?
“In questo settore pubblicistico, o meglio di un servizio pubblico di
cui è affidante la Regione Siciliana non esiste il minimo rispetto
della normativa comunitaria, nazionale, regionale e del Contratto
collettivo di lavoro del settore. Questa amministrazione regionale ha
dichiarato di voler improntare la propria azione amministrativa sulla
base del principio di legalità, invece si ignora la legge regionale,
tuttora in vigore, in merito al principio di continuità occupazionale
del personale. Inoltre, i ritardi per le retribuzioni dei lavoratori
sono ormai drammatici, tutti gli operatori del settore attendono solo
nell’ultimo anno almeno otto mesi di retribuzione, perché l’Assessorato
non ha erogato le spettanze nei tempi dovuti, alle quali aggiungere le
mensilità non recepite negli anni precedenti. Sommando i due periodi i
raggiungono pure 24 mesi di mancate retribuzioni”.
Ma qual è il problema delle retribuzioni?
“Il sistema degli acconti in tre soluzioni non funziona. Vincolare le
retribuzioni all’erogazione frammentaria del finanziamento complessivo
ha determinato una situazione di vero danno sociale. Il sistema delle
rendicontazioni lunghe, frammentarie e complesse ha raggiunto ritardi
decennali. In ogni caso, abbiamo segnalato più volte all’amministrazione
regionale ed al Governo che i soldi non arrivano al personale, in
quanto nel migliore
dei casi gli stipendi sono fermi a settembre 2013. La quota del
finanziamento destinato al personale deve essere erogato in unica
soluzione anticipata al momento del finanziamento, altrimenti si crea
una disfunzione grave del pagamento delle retribuzioni. Questa tipologia
della spesa è certa, nota e certificabile ex ante. Queste somme sono
garantite dalle fidejussioni e possono essere riscontrate e rendicontate
anche mensilmente attraverso l’inoltro delle buste paga, degli F24, del
calendario delle lezioni effettivamente svolto e delle copie del
registro d’aula. Che senso ha frammentarne l’erogazione se non a tenere
in povertà i lavoratori?”
Allora dove si incontra la difficoltà?
“La difficoltà è legata meramente alla capacità di compiere scelte
per innovare e riformare il sistema ed a vincoli posti dalla politica e
dalla burocrazia regionale”.
A proposito di riforma, ma cosa si sta facendo in merito nel tavolo di concertazione?
“Abbiamo chiesto che prima di ogni cosa si chiuda con il pregresso. I
lavoratori, che non hanno percepito gli stipendi per le attività
formative già svolte, attraverso una miriade di azioni legali, stanno
chiedendo al giudice di assegnare le somme. Ovviamente questo è un
conclamato fallimento della concertazione tra le parti, oltre che un
danno ingente per i lavoratori, che dopo aver garantito le attività
formative a proprie spese, adesso devono sostenere persino le spese di
procedimenti giudiziali lunghi e costosi per il recupero dei propri
stipendi. La Regione ha precisi obblighi di controllare gli enti di
formazione e di vigilare che il servizio venga svolto nel rispetto della
legge, invece si disinteressa se le retribuzioni vengono effettivamente
pagate.
Che cosa pensano i lavoratori della riforma del settore?
“Qualunque riforma ponga in essere il Governo regionale, non deve
prescindere da due elementi essenziali: la continuità occupazionale del
personale con contratti di tipo subordinato a tempo indeterminato per
tutti i lavoratori inseriti legittimamente nell’Albo regionale degli
operatori della formazione professionale e la retribuzione che deve
essere garantita mensilmente, secondo il Ccnl di settore con cadenza
puntuale”.
Quali innovazioni intende apportare il Governo regionale al settore?
“Lo stato di confusione regna sovrano. Il Governo regionale, per voce degli assessori al ramo, dichiara di voler innovare la formazione professionale riconducendola al sistema dei voucher formativi”.
Cosa sono i voucher e come si possono adeguare alla formazione professionale in Sicilia?
“I voucher sono buoni formativi che un utente può spendere per
accedere ad interventi formativi scelti autonomamente, in base a proprie
esigenze e prospettive professionali. L’amministrazione pubblica indica
all’interno di un avviso pubblico i requisiti necessari per domandarne
la disponibilità. Ogni richiesta di finanziamento tramite voucher è
soggetta alla valutazione formale dei requisiti ed alla valutazione di
merito. Le domande di voucher formativo utilizzano gli strumenti
normativi messi a disposizioni dalle leggi n.236/93 e n.53/00, che
tuttavia indicano come destinatario unicamente persone occupate, ai fini
del loro aggiornamento professionale o di una specializzazione. Ogni
voucher può avere un valore fino a 6.000 euro e le procedure di utilizzo
seguono esclusivamente le leggi nazionali. In Sicilia la normativa
della formazione professionale rispetta altre procedure e forme. Le
leggi regionali seguono il dettato normativo delle leggi regionale n.36
del 21 settembre 1990 e n.27 del 15 maggio 1991, la circolare
assessoriali n. 6 del 11 giugno 2004, il Vademecum Fondo sociale europeo
e successive modifiche ed integrazioni. Esse dettano le procedure
formali di svolgimento dei corsi di formazione”.
Quindi la normativa di riferimento è diversa, come si può
armonizzare il voucher con le regole della Formazione professionale che
ampliano i destinatari?
“La categoria dei destinatari degli interventi formativi in Sicilia è
più ampia, quindi sono diversi da quelli individuati dal sistema dei
voucher. In quanto la legge regionale siciliana riguarda non solo gli
occupati che vogliano intraprendere un progetto di formazione continua e
permanente, ma tutti gli inoccupati, i disoccupati per qualsiasi causa,
gli svantaggiati con patologia (psico-fisica) e senza, i soggetti a
rischio emarginazioni sociali (ex carcerati). Insomma una platea di
utenti che vogliano per qualunque causa migliorare le proprie
cognizioni, impegnarsi in progetto formativo e/o avviare percorsi di
inclusione sociale. Ancora i voucher per struttura e funzionalità si
prestano meglio ad interventi formativi di breve durata (100 o 200 ore).
Il percorso formativo avviato negli interventi formativi, secondo le
leggi regionali siciliane, è, invece, un percorso che consente di
intraprendere lezioni ed attività pratiche anche presso le aziende per
almeno 270 ore per un avvicinamento dell’utenza al mercato del lavoro”.
Il voucher a quali destinatari si rivolge?
“Il sistema dei voucher formativi era stato accostato, per obiettivi e
per maggiore similitudine, ad interventi formativi di alta formazione,
cioè corsi di specializzazione brevi, intensi ed altamente qualificanti
per laureati e specializzandi accademici. La Formazione professionale in
Sicilia raggiunge invece la finalità di innalzare la qualità e la
quantità statistica della scolarizzazione e dell’alfabetizzazione della
popolazione siciliana ed in special modo di tutti coloro che non sono
realmente impegnati in attività lavorative. L’obiettivo è quello di
avviare un progetto sociale di inclusione sociale pure dei Neet (Not in
Education, Employment or Training), ma anche di ridurre situazioni
specifiche di disagio e/o di svantaggio”.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore,
Nelli Scilabra, hanno presentato il voucher come lo strumento per il
raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea e dal Governo
nazionale: è così?
“No! In tutti i programmi del nuovo Fondo sociale europeo, dal ‘Piano
giovani’ al nuovissimo programma ‘Youth Guarantee’ si vuole conseguire
l’obiettivo di migliorare e potenziare il sistema dell’istruzione anche
funzionale al nuovo mercato del lavoro. Dunque in controtendenza la
Regione siciliana, ultima secondo le stime della Banca d’Italia, per la
scolarizzazione della popolazione dovrebbe rinunciare a supportare gli
interventi formativi di cui alla legge regionale n. 24 del 6 marzo 1976
ed accettare la normativa nazionale meno completa ed efficace. Infine in
Sicilia, di recente, si è già compiuto il tentativo di riformare il
settore della formazione professionale in linea con la logica dei
voucher formativi: è stato un fallimento assoluto. Probabilmente a
quella esperienza si riconducono le denunce di corsi fantasma in
scantinati bui e nascosti, quindi esperienza che sembrava
definitivamente archiviata per la formazione professionale”.
E’ contrario quindi al voucher che l’assessore Scilabra ha individuato come riforma del settore?
“Certo che sono contrario. Il sistema dei voucher formativi è
diversissimo dalla formazione professionale in Sicilia per leggi di
riferimento, per destinatari, per obiettivi e finalità, per durata, per
struttura e funzionalità, per esperienza”.
Qual è la vostra proposta?
“I lavoratori sono pronti al confronto, anzi da sempre si sono
mostrati presenti nel formulare proposte e consigli per eliminare
disfunzioni, che molto spesso il Governo regionale non ha voluto o
saputo attuare. Secondo noi bisogna ripartire dalla legge regionale n.
24 del 6 marzo 1976 per cercare di sostenere con le risorse attinte da
programmi occasionali le varie forme di intervento strutturale. Più
chiaramente rendere la legge regionale più sensibile e più duttile alle
nuove esigenze prospettate dai progetti europei dell’ultima agenda Fse e
dai programmi ministeriali, ma soprattutto dalla richiesta di figure
professionali del nuovo mercato del lavoro. Sicuramente ciò che non va
fatto è riformare il settore in funzione della disponibilità occasionale
di fondi e leggi specialistiche provvisorie”.
I lavoratori chiedono l’istituzione dell’Agenzia unica, a quale scopo?
“Una proposta di riforma che formuliamo da tempo riguarda
l’istituzione di una Agenzia pubblica del sistema della formazione
professionale, secondo la quale la Regione Siciliana dovrebbe svolgere
direttamente la formazione professionale attraverso strutture
scolastiche ed impiegando tutto il personale incluso nell’Albo degli
operatori della formazione professionale. Ciò comporterebbe un maggiore
risparmio ed una azione amministrativa più trasparente, efficace ed
efficiente”.
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