giovedì 15 dicembre 2011

MANIFESTO DI PROTESTA DEI LAVORATORI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE


ALLA CORTESE ATTENZIONE DI TUTTI COLORO CHE HANNO IL DOVERE CIVICO, POLITICO E MORALE DI DARE SOLUZIONI ALLE PROBLEMATICHE DEL SETTORE DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE.
La formazione professionale non è mai stata considerata dalla pubblica opinione  nel senso di un sistema  finalizzato a erogare sapere e qualificazione professionale.
Troppo spesso si pensa alla F.P. come uno stipendificio, senza attribuire alcun valore all’impegno ed alla serietà professionale di tanti che vi operano prodigandosi per ottenere i migliori risultati possibili. Ci sono operatori nella formazione professionale che ogni giorno dedicano le proprie energie e le proprie competenze alla creazione di nuove professionalità che possano essere spese nel mercato del lavoro (perché, sembrerà strano, ma anche nell’ambito della formazione professionale ci sono persone preparate e competenti).
Operatori (di quella che banalmente viene definita formazione “sana”), che la mattina si svegliano e con dedizione si recano a lavoro puntualmente e con quotidianità (questo per sottolineare e per smentire la leggenda che vuole i dipendenti della formazione professionale tutti assenteisti e parassiti) e con grande preparazione e professionalità (ci sono enti dove i dipendenti possono quasi tutti vantare titoli di alta specializzazione, lauree, master e dottorati vari) formano persone che si attaccano al corso di formazione come ultima speranza per l’immissione nel mercato del lavoro. Quando nei giornali si sente parlare di quella nuova categoria di “scoraggiati” che non si affanna più nemmeno nella ricerca del posto di lavoro, alcuni operatori della formazione si operano per stimolare l’utenza e per infondere in queste persone la speranza in un possibile futuro lavorativo.
È risaputo e gli operatori della formazione sono consapevoli che la F.P. è,  nell’immaginario collettivo,   un peso morto, una sorta di parassitismo collettivo, un bacino di raccomandati che pretendono lo stipendio senza alcuna contropartita. Un ramo secco da tagliare.
Ma qualcuno si è chiesto il perché di tutto questo? Chi ha fatto morire questo ramo per avere poi l’alibi per tagliarlo? L’avere lasciato la F.P. nelle mani della politica ha consentito che questa avesse in pugno la situazione per tenere in costante sudditanza quelli che vi operavano. Non ci sono mai state regole o se c’erano si modificavano per favorire questo o quello. Tutti i bacini di precariato ad un certo punto si chiudono e non si consentono altri ingressi. Nella F.P. no, qui il bacino è sempre aperto. I ranghi si ingrossano di anno in anno rendendo sempre più difficile la garanzia del posto di lavoro per quelli che vi operano da anni e che oggi non hanno altre possibilità di collocarsi.
Non si riesce a fare una pianificazione seria, in fondo lo si sa che le risorse per la formazione sono a perdere perché questa perenne situazione di incertezza non consente alcuna programmazione. Le risorse erogate con discontinuità non consentono una programmazione pluriennale, un raccordo con la scuola pubblica, una reale collaborazione con il mondo del lavoro. Gli Uffici dell’Assessorato sono gestiti alla meno peggio. Non una scadenza che venga rispettata. Nessuna norma che sia definitiva. Anzi, decreti pubblicati e ritirati. Consulenti esterni pagati per portare chissà quali migliorie e che invece (disconoscendo il pregresso) attivano e disattivano,  dicono e si contraddicono, creando situazioni surreali e grottesche che se non fosse per la tragicità della situazione diventerebbero quasi ridicole.
L’incertezza del futuro non nasce da ora ma da sempre. I più vecchi si ricordano di quante  manifestazioni sono state fatte per ottenere un minimo riconoscimento dei nostri diritti. E nessuno, degli assessori o dirigenti generali che si sono succeduti, sono stati capaci di fare un lavoro serio, di organizzare la F.P. come uno strumento utile per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro. Di dare certezza delle regole  e soprattutto certezza del finanziamento, posto che, alla fine dopo mesi di proteste  e di disagi i soldi arrivano ma, sempre troppo tardi per poter organizzare attività formative serie, in sintonia con la richiesta del territorio, con le esigenze de mercato del lavoro.
La formazione non è soltanto un bacino parassitario di inetti che non hanno a cuore il bene collettivo. È arrivato il momento di chiarire che non tutti gli operatori della formazione professionale sono privi di dignità lavorativa. La necessità di una programmazione seria, di collaborazione con la scuola pubblica e di interdipendenza con il settore produttivo della regione Siciliana è sentita anche all’interno di quegli Enti seri che da sempre puntano il dito contro un sistema disorganizzato e clientelare che porta tutti ad arrabattarsi per sopravvivere.
C’è bisogno di serietà e di consapevolezza, di occupare quegli spazi formativi che la scuola e le aziende hanno abbandonato, c’è bisogno di supportare le scuole stesse e gestire gli aspetti pratici di quella didattica che è ricca di approssimazioni, c’è bisogno di curare il recupero scolastico di quanti hanno abbandonato la scuola e perso ogni speranza. La formazione professionale vuole e può farsi carico di questa responsabilità.  Basta con il binomio formazione uguale spreco di denaro pubblico, perché ad oggi ancora si imputa la responsabilità di tale spreco esclusivamente ai lavoratori della formazione professionale.
La responsabilità non è soltanto del settore ma di chi le brutture del sistema (che nessuno può disconoscere) ha creato ed incrementato e che ancora oggi non è disponibile alla tutela dello stesso (con attivazioni di controllo e verifica: Assessorati, Ispettori del lavoro, Centri per l’impiego, Forze dell’ordine ) ed anzi continua ad assecondare con comportamenti illeciti.
Manifestando la nostra dedizione ad un lavoro onesto e ben programmato VI CHIEDIAMO un impegno concreto per portare avanti un percorso di rinascita del settore su basi solide e con dei principi ispiratori legati ad una “VERA BUONA FORMAZIONE” (09/03/2011) che consenta a chi crede in questo strumento di crescita e sviluppo della società siciliana di operare in modo corretto, programmando interventi formativi concreti e legati ai settori economici peculiari della nostra regione (turismo, cultura, natura ecc.) ma anche di poter legare la formazione professionale ai settori che stanno sviluppando nuovi bacini lavorativi (green economy, biologico, fonti energetiche alternative, ecc.).
La nostra richiesta nasce dalla consapevolezza che ad oggi, l’amministrazione attiva, l’apparato burocratico, la politica hanno vissuto un momentaneo smarrimento non riuscendo a gestire bene una riforma annunciata ma mai attuata. Consapevoli che le risorse economiche sono sempre meno e che in momenti di grave crisi occorre ponderare le scelte di bilancio critichiamo la scelta dell’A.A. di spostare interamente la fonte di finanziamento della formazione professionale sul PO FSE 2007/2013. Avremmo preferito una pianificazione pluriennale di riforma che, individuando più linee finanziarie, avesse distribuito tipologie formative (FORM, FAS, FP) su canali diversi e che avesse dato la possibilità concreta di individuare punti di risparmio e di fuoriuscita di una parte del personale più anziano e prossimo alla pensione.
Adesso che la linea programmatica è stata individuata, con nostro rammarico, Vi chiediamo uno sforzo di coraggio nel portare a termine il temerario Avviso 20 in tempi certi e ragionevoli. Di programmare con una tempistica certa la fase di istruttoria, valutazione e finanziamento di quella che può essere l’ultima spiaggia per noi lavoratori del settore.
Inoltre vi sollecitiamo nel predisporre un piano di più ampia veduta che possa sfruttare questo triennio formativo per costruire una VERA RIFORMA DEL SETTORE concertata con tutti (sigle sindacali, ma sopratutto NOI LAVORATORI).

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