mercoledì 14 settembre 2011

CERTIFICATI MEDICI SOLO ONLINE

Da oggi si possono fare solo online I lavoratori malati non dovranno più inviare due copie al datore e all'Inps Nel suo piccolo è un evento storico: oggi è l’ultimo giorno in cui sarà possibile utilizzare la carta per i certificati medici di malattia dei dipendenti privati. Da domani tutto si dovrà fare per via telematica, cioè attraverso computer o altri strumenti elettronici, mentre i certificati di carta non varranno più. Dietro a questa piccola rivoluzione c’è una circolare del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta e del responsabile del Lavoro Maurizio Sacconi: dal 14 settembre, e per sempre, scatta anche nel settore privato l’obbligo di invio esclusivamente online dei certificati di malattia, obbligo che era già previsto per i dipendenti pubblici. Il datore di lavoro non potrà più richiedere al proprio lavoratore l’invio della copia cartacea dell’attestazione di malattia, ma dovrà prenderne visione attraverso i servizi dell’Inps. È comunque riconosciuta, per il datore di lavoro del settore privato, la possibilità di richiedere ai dipendenti di comunicare il numero di protocollo identificativo del certificato inviato online dal medico. La «rivoluzione digitale» voluta dal ministro Brunetta coinvolge 17 milioni e mezzo di lavoratori dipendenti sia pubblici sia privati, che non saranno più costretti a spendere circa 7,5 euro per spedire le due raccomandate al proprio datore di lavoro e all’Inps. Ma i medici della Cgil denunciano una falla nel sistema: «I lavoratori privati potranno avere quasi sempre il certificato di malattia online quando si recano dal medico di famiglia, meno se chiamano la guardia medica (spesso sprovvista della strumentazione necessaria) e quasi mai se si recano al pronto soccorso o vengono ricoverati. I medici ospedalieri infatti potranno inviare il certificato di malattia online solo attraverso un sistema di trasmissione, ancora non attivo, che non determini aggravi di lavoro e quindi non abbia ricadute negative sulle prestazioni sanitarie. Noi medici facciamo la nostra parte».

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